Intervista Tonino Soldo

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Tonino Soldo – S. Agata di Puglia


Ricordare quello che è successo nel passato, ovviamente è molto difficile, per quel che mi riguarda. Perché all’epoca della battaglia sul metano ero uno studente che non era quasi mai uscito dal suo paese e che aveva poca cognizione di quello che accadeva nel mondo e che accadeva nella provincia. Però, l’occasione di queste battaglie mi ha consentito di cominciare a prendere coscienza di quello che era il mondo, di quello che era la nostra provincia.
Io vivevo in Sant’Agata, non sono stato tra i grandi protagonisti di questa grande battaglia che ho apprezzato fondamentalmente solo successivamente. Vivevo in questo paese in cui la maggior parte della popolazione era una popolazione agricola: contadini, braccianti, in cui la povertà si vedeva a occhi nudi. Una povertà che impregnava tutto il paese, per cui un’occasione o un miraggio per poter vedere l’oro, per poter avere lo sviluppo divenne un elemento importante e necessario. Perché questo permise o ha permesso a chi ci viveva di prendere coscienza di quello che stava succedendo.


(00:01:44)
La scoperta del metano nel nostro territorio come nel territorio dei comuni vicinioli, come Candela, Ascoli, Deliceto, faceva intravedere grandi possibilità di sviluppo per il paese ed era un’occasione che non poteva andare persa.


(00:02:00)
Io l’ho vissuta partecipando alle manifestazioni che si sono svolte nel mio comune con tutte le scuole, attraversando tutta la cittadina, come se fosse una processione, quindi attraversando tutte le strade del paese e poi ho partecipato alla grande manifestazione a Foggia nel maggio del ’69 in cui, veramente (00:02:20) forse è stata la prima ed unica manifestazione che ha visto coinvolto tutto il territorio della provincia di Foggia con in testa ovviamente i paesi che potevano trarre profitto da questo.


(00:02:43)
Quello che ho vissuto e ho visto in questa cosa, ricordo di amici e di persone molto più grandi di me che nel partecipare all’occupazione del pozzi a “Masseriuole” hanno poi pagato conseguenze successive perché denunciati e hanno tenuto queste denuncie per molto tempo e spesso impedendo loro di poter lavorare.


(00:03:10)
Eppure era una occupazione pacifica, una occupazione che non era né violenta né tantomeno creò danni. Però, quella era l’epoca in cui ovviamente chi voleva portarsi il metano dal territorio si vendicò bene.


(00:03:33)
Perché anche io ritenevo insieme agli amici e agli altri studenti del mio paese, ritenevamo che il metano doveva essere sfruttato sul territorio e non portato via. Anche perché poi, dopo 20-30 anni quello stesso metano oggi viene utilizzato bruciato nella centrale a biogas della Edison di Candela.


(00:04:05)
Tra le altre cose, poi abbiamo scoperto che quel metano era un metano a basso potere calorifico e non solo, ma che conteneva delle tracce di zolfo. Per cui, quello che stanno bruciando oggi, nella centrale Edison, vi è una parte di questo metano prodotto dal nostro territorio, che viene bruciato con qualche problema di natura ambientale in questo momento, che noi come associazione all’epoca abbiamo fatto presente ma che, ovviamente come accade sempre, non siamo stati tenuti in considerazione.


(00:04:47)
Teniamo presente che la storia di questi territori è una storia che non ha mai avuto punte certe, nel senso che forse la battaglia del metano è stata l’unica grande battaglia di questi territori per avere uno sviluppo. Tanto è vero che oggi possiamo vedere il modo in cui sono ridotti questi territori.
All’epoca i territori erano abitati, vi era molta popolazione. Era agli inizi del grande esodo verso il triangolo industriale del Nord (Milano, Torino). Molti miei compaesani andavano a lavorare a Torino alla Fiat. E anche io ho provato a fare le domande per entrare in Fiat ma poiché ero un diplomato ovviamente non mi presero, non mi chiamarono mai.


(00:05:45)
Allora capivamo che l’unico modo per poter trovare un lavoro per noi era quello di andarsene da questi paesi. Ma d'altronde è successo che molti se ne sono andati, oggi questi paesi sono ridotti al lumicino con poca gente, poca popolazione per lo più anziana, senza bambini e senza giovani. E sono diventati luoghi in cui grandi manovre per poter portare gli impianti più dannosi alla salute in questi territori, perché non essendovi gente che possa controbattere a questo, è gioco facile per le grandi imprese cercare di piazzare questi impianti a partire da quello che è successo con le pale eoliche (un eolico selvaggio diffuso su tutto questo territorio che ha distrutto in qualche modo il paesaggio) e non ultimo, a pochi chilometri dalla centrale Edison, è nata, sta funzionando una centrale a biomasse.


(00:07:00)
Perché poi tutti questi impianti sono arrivati in questa zona?
Sono arrivati perché non c’è popolazione, non c’è possibilità di fare opposizione, grande opposizione a questo.


(00:07:15)
Ecco perché la battaglia del metano è stata la prima e l’ultima grande battaglia fatta dal Subappennino Dauno Meridionale. Un Subappennino povero, con tanta gente che veramente riusciva a mangiare un giorno si e un giorno no.
Per cui, questa battaglia che ha visto protagonisti la popolazione (perché è vero si che i partiti allora erano coloro che guidavano le proteste, guidavano tutta questa marea di gente, ma è anche vero che in mezzo a tutta quella marea di gente c’erano tanti ragazzi e tanti giovani che prendevano coscienza di quello che era il loro territorio) prendevano coscienza che forse avrebbero voluto restare su quel territorio, non volevano andarsene, non volevano emigrare, non volevano andare a fare i terroni in Piemonte o in Lombardia.


(00:08:20)
Quindi erano quei giovani che hanno preso coscienza ma che poi con la morte del cuore hanno dovuto andarsene, perché credo che fosse preminente la possibilità di crearsi un futuro, un futuro che allora non si vedeva. Né tantomeno tutti i politici da destra a sinistra in questa battaglia hanno svolto un ruolo importante per lo sviluppo di questo territorio.


(00:08:48)
Uno sviluppo che non c’è mai stato, inutile illudersi. Allora forse era l’occasione più giusta un piano integrato, agricolo, forestale.
Si parlava anche allora, già allora di una diga su Carapelle (se ne parla ancora oggi, che è un non senso per quanto mi riguarda, però se ne parlava). Allora probabilmente avremmo accettato. Tutti i più grandi impianti dannosi alla salute li avremmo accettati senza colpo ferire, tanto è vero è l’epoca in cui sorge il petrolchimico a Manfredonia.


(00:09:29)
L’unica cosa che si ottenne da quella grande battaglia fu la “Cucirini” nella zona industriale di Ascoli. Cucirini che è resistita per poco tempo per cui quella gente che venne mandata a lavorare, perché è il caso di dire “mandata a lavorare” perché ovviamente se non eri un “cliente” non potevi avere un posto.
Se li divisero i partiti: tanti al Partito Comunista, tanti al Partito Socialista, tanti alla Democrazia Cristiana.