Intervista Antonio Rolla

Antonio Rolla

Mi è felice l’occasione per riportarmi nel periodo di una battaglia democratica svolta dalle popolazioni del Sub-appennino Dauno che è un territorio bellissimo anche dal punto di vista paesaggistico anche come ricchezza di energie che poi sono state messe a disposizione della comunità nazionale. Sono felice perché ripropongo in pochi minuti una vicenda che è stata una pagina luminosa per quelle popolazioni del Sub-appennino che in quel momento ebbero l’intuizione, la forza, la voglia, lo spirito di lotta di assicurare a se stessi e alle proprie famiglie e all’intero comprensorio del Sub-appennino una fase di sviluppo, di recupero di una soggettività, di una partecipazione a quello che poteva e doveva essere ma che è mancato: lo sviluppo di una zona che rimane ancora al di sotto delle minime condizioni di una vita che possa essere giudicata tale.

(00:01:30)
In quel momento ero il segretario della Democrazia cristiana di Ascoli Satriano e di fronte a quella emergenza così appetibile di una scoperta di una sacca metanifera nei comuni che fanno parte  di quella parte di comprensorio dei monti dauni, venne scoperta una sacca metanifera di 50 miliardi, pare di ricordare di metri cubi di metano, che costituiva la prima in Europa come dimensione, come quantità di energia, e rispetto a questa evidenza cominciammo a pensare che quella era l’occasione storica per assicurare un avvenire migliore, diverso per le nostre popolazioni. E cominciammo la battaglia all’interno dei propri partiti, ricordo bene, anche le iniziative poste in campo da me nella qualità di segretario della Dc; ricordo il confronto a volte aspro, a volte controverso con l’Onorevole Vincenzo Russo che in quel momento era il rappresentante più autorevole della Democrazia cristiana in terra di Capitanata insieme a De Leonardis con il quale non vi era questa comunità di intenti perché alcune differenziazzioni  vi furono anche all’interno di questa componente parlamentare della Dc.

(00:03:09)
Quindi dicevo che posi in campo alcune iniziative e cercai di chiedere all’Onorevole Russo un maggiore impegno, laddove Vincenzo Russo, come dicevo, il primo rappresentante, in quel momento, della Democrazia cristiana di Capitanata e non solo, ma anche della Democrazia cristiana su scala nazionale e poteva risolvere i problemi che noi sottoponevamo di fronte a questa evenienza della scoperta di questo metano che era come ancora oggi una energia importante per la comunità nazionale (tra l’altro basta dire che ci approvviggioniamo dall’estero per le esigenze che abbiamo, ancora oggi ci approvviggioniamo).

(00:04:06)
Non fu facile la battaglia all’interno dei partiti. Le forze democratiche svilupparono le iniziative all’interno dei propri partiti e però dobbiamo constatare che non tutto potè essere fatto e conseguito attraverso la presenza e quand’anche dinamica e attiva dei partiti che in quel momento avevano anche dell’interesse forse in contraddizione (era il momento della contrapposizione fra la  Democrazia cristiana e il Partito comunista), netta era la contrapposizione e però di fronte a questo problema che investiva tutti, a questa esigenza che riguardava tutto il territorio, le forze politiche riuscirono a trovare un comune terreno di intesa e di lotta ma a distanza di tempi che non potevano essere che lunghi e quindi di questo ci preoccupavamo, constatammo che non tutto era nelle nostre mani.

(00:05:14)
E allora, benedetta fu la partecipazione dei giovani, soprattutto dei giovani delle scuole superiori che si ritrovavano all’interno dell’associazione studentesca di Ascoli, che riuscirono ad avere un ruolo di promozione, di stimolo, di lotta per una ragione che investiva certamente tutti quanti ma che loro in momento capirono e compresero che il loro ruolo poteva essere decisivo .

(00:05:54)
E quindi ricordo bene come i giovani la sera a gruppi nutriti passavano e camminavano per le strade della comunità, della cittadina di Ascoli Satriano, al grido (ricordo bene) che diceva: “olio, petrolio ... benzina e minerale, per toglierci il metano ci vuole la bomba a mano...”. Questa era la frase degli studente e caratterizzava il loro impegno che era totalizzante al punto che loro prevedevano  che nessuno poteva, senza pagare pegno, (ecco mi viene questa espressione) sottrarre a queste comunità questo bene prezioso per il proprio sviluppo.

(00:06:53)
E da questo movimento studentesco, poi abbiamo la costituzione di comitati cittadini unitari, trasversali, che collaborarono con gli studente fino al punto di organizzare insieme l’occupazione dei pozzi metaniferi (non dimentichiamo che per lungo tempo, per oltre qualche mese ognuno di noi ha dormito nelle baracche, nelle tende che vennero insediate in quel territorio), una occupazione che durò per mesi, giorno e notte, dandoci il cambio perché il pubblico potere a livello nazionale comprendesse che la nostra azione non si sarebbe fermata fino all’ottenimento di quello che avevamo immaginato che dovesse essere il risultato per le nostre comunità.

(00:07:58)
E dopo di tutto questo lavoro, l’occupazione dei pozzi metaniferi, pensiamo pure che in ogni cittadina, benché da Ascoli partì, si irradiò il movimento più forte che prese anche le altre comunità. Anche le stazioni ferroviarie vennero occupate e si impedì ai treni di transitare regolarmente come segno evidente di una volontà da parte delle popolazioni di non dismettere il proprio impegno, di non trascurare tutto quello che era necessario fare.

(00:08:37)
Insomma, l’impegno era: o si sviluppa il territorio o il metano da qui non va via. Tanto è vero che, ricordo bene una cosa, mi piace anche dirla (benchè potesse essere anche, come vorrei dire...giudicata male...), io contrastavo con l’Onorevole Vincenzo Russo la realizzazione del metanodotto; l’Onorevole Russo mi diceva: “Tonino no, non bisogna assumere questi atteggiamenti così radicali, da poiché se il metanodotto oggi prende il metano vostro per inserirlo nel metanodotto nazionale, domani, di fronte ad una carenza di gas in queste zone, con il metanodotto può venire, può ritornarvi il metano in queste zone perché possiate godervi degli sviluppi e degli effetti positivi in questo territorio”.

(00:09:42)
In quel momento mi lasciai prendere anche da un convincimento che non era molto profondo, avvertito, sentito. Però mi rendevo conto che qualche cosa bisognava pure lasciarla per ottenere un risultato e ci fu anche il consenso alla realizzazione del metanodotto purchè però il pubblico potere a livello centrale ci fosse stato l’impegno certo, serio, di una contropartita e cioè l’insediamento nelle nostre zone di un opificio industriale che all’epoca valesse a dare un segnale, un primo segnale per sconfiggere l’atavica disoccupazione che martoriava quelle zone come ancora oggi, benché qualche sforzo ulteriore l’ho fatto anche in questi ultimi tempi nella qualità di sindaco di quella cittadina, realizzando un’area industriale sempre nella zona dove sorse la Lanerossi per effetti di questa lotta per il metano.

(00:10:47)
E tutte queste iniziative, volte a dare un segnale di discontinuità in questa palude del Sub-appennino Dauno, sfociarono poi dopo queste vicende cui ho fatto riferimento dell’occupazione, sfociarono in quella battaglia, in quella marcia dei trentamila a Foggia che fu la più fulgida pagina di storia che onora ancora le popolazioni del Sub-appennino, che sono, (come vorrei dire) dimora certa di una civiltà che data migliaia di anni, una civiltà che però è stata non premiata, una civiltà che è stata un poco offuscata da un comportamento che io ritengo non sia stato proprio in linea con le esigenze, con la storia di quelle popolazioni.

(00:11:56)
Alla fine però dobbiamo trarre un insegnamento. La mia domanda è oggi: abbiamo vinto o abbiamo perso? Io ritengo che abbiamo vinto e abbiamo perso.

(00:12:13)
 Abbiamo vinto perché abbiamo dimostrato che quando il popolo si affeziona, sceglie una battaglia ideale, una battaglia di civiltà, una battaglia di rivalsa, di rivincita contro chi vuole mantenerla in condizioni di vita non gradite, il popolo insorge. E il popolo in quel momento storico è insorto in maniera democratica dando una lezione a quanti oggi forse credono che le popolazioni non contano, che la democrazia può essere realizzata soltanto da taluni. E’ un grave errore. Ecco perché io dico che abbiamo vinto da questo punto di vista.

(00:13:12)
 Questa è la lezione, l’insegnamento che parte da quel momento storico, ma abbiamo perso perché dopo quella unità di intenti, quelle popolazioni attraverso forse la classe dirigente che è venuta dopo, si è disunita, si è persa. Ha mancato nell’unità e ha personalizzato molto. E sono emersi campanilismi che sono stati il danno maggiore per quel territorio e per quelle popolazioni.

(00:13:45)
Ecco perché si è vinto da una parte e si è perso dall’altra,  ed è in questo (... come vorrei dire...) divario, scontro fra questi due momenti tirare una conclusione e cercare di mettere insieme questi due momenti proprio in questo momento storico che ha bisogno ancora di una classe dirigente forte e decisa che però si raccordi, si colleghi strettamente con le popolazioni che non possono restare fuori da questi momenti di scelta, di partecipazione. Perché solo con il popolo che fa propri questi ideali e queste iniziative, il successo rimane, io credo,  assicurato per lungo tempo.

 

Fuori onda con video

(00:14:48)
... E se potessimo riportarci anche a quel periodo traendo gli insegnamenti che provengono da quelle battaglie e da quelle iniziative, io credo che faremmo il bene, ancora di quella parte di territorio della Daunia. Faremmo veramente un gran bene perché si può trarre molto da quelle battaglie e da quelle iniziative. E’ difficile perché ci hanno disuniti. L’hanno fatto apposta: divide et impera.

 

Intervista Antonio Rolla