Intervista Michele Fusco

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Michele Fusco – Deliceto

D) La battaglia per il metano ha rappresentato anche per voi di Deliceto un pezzo importante della storia del vostro territorio. Quale è stato il momento e come si è avvicinato a quei giorni e a quei primi momenti di interesse per l’estrazione del gas che si pensava poteva essere il momento di svolta per l’economia del paese?

R) Come stava la situazione, noi allora appena si sono iniziate a fare quelle trivellazioni, chiaramente ci chiedevamo: ma questi cosa stanno facendo? Cioè non si riusciva ancora a capire come concetto preciso, quello intendevano fare. E per un periodo di tempo li abbiamo lasciati fare con disinvoltura. Quando poi, piano piano vedevamo che sul territorio nascevano tante di quelle trivellazioni, ci siamo iniziati a guardare in faccia: ma qua che sta succedendo? E allora, piano piano abbiamo iniziato a fare come le formiche, qua diamoci da fare, vediamo cosa c’è da fare perché la situazione non è mica tanto bella. E allora, poco alla volta, poco alla volta parlando nei vari partiti e anche nelle associazioni (anche se c’e nerano poche allora), abbiamo iniziato a darci da fare.

Su Deliceto si è creato un comitato, sicuramente non solo su Deliceto ma anche negli sei comuni. Con questi comitati che si sono creati abbiamo incominciato un poco a sensibilizzare la popolazione. Ci sono state molto di aiuto le persone che hanno veramente sudato lavoro e ci sono state di aiuto su tutti i profili, anche come sostegno morale. E allora abbiamo iniziato un pochettino a darci da fare. Chiaramente in quel momento eravamo un po’ allo sbando perché non sapevamo nemmeno noi come fare. Però anche con l’aiuto dei vari comitati dei sei comuni abbiamo iniziato a dare corpo al movimento. Questo movimento ci è stato molto ma molto utile, per tanti motivi. Prima di ogni cosa con questi movimenti abbiamo creato una solidarietà nei comuni. Questa solidarietà ci ha portato a fare il movimento siu Foggia: tipo la marcia dei 30.000 e non solo. Non è che si è verificato solo quel movimento, ma si sono verificati tanti altri piccoli movimenti prima nei vari comuni e poi automaticamente tutti i vari comitati messi assieme hanno iniziato a trovare il bandolo della matassa. Chiaramente in quel modo si è verificata una situazione addirittura anomala sulla centrale; Perché anomala? Perché io ricordo, ero ragazzo, avevo i miei 17 – 18 anni all’incirca, poi partii per il servizio militare. Mi è rimasto impresso il movimento sulla centrale perché vedevo diversi elicotteri girare. Essendoci un bosco vicino, noi siamo arrivati alla conclusione che, non vedendo molta polizia, sentivamo che esternamente qualcosa si muoveva, perché se quell’elicottero girava vuol dire che qualcuno ci seguiva, ci pedinava. E’ mancato poco che succedeva qualcosa di veramente grosso perché noi, nei nostri diritti, eravamo quasi inferociti. Inferociti nel senso che volevamo addirittura saltare i cancelli della centrale per occupare la centrale. E ci fu qualcuno che ci disse: un momento, fermiamoci per qui si sta andando oltre, stiamo superando i limiti. Da quel momento in poi ci fermammo al cancello della centrale anche se le donne, maggiormente le donne stavano davanti e facevano il finimondo, il finimondo, decidemmo di fare un blocco permanente davanti alla centrale con le tende. Peccato, perché io fui costretto a partire perché stava l’obbligo del servizio militare.

Quando ho finito il servizio militare ho avuto una esperienza non molto bella. Si era aperto uno spiragli di andare in Pubblica Sicurezza, ma purtroppo ci è stato qualcuno che mi ha “tagliato” la gola. Essendo stato una persona molto attiva in politica (io il PSI lo tenevo nel sangue). Piano piano sono stato sempre alla ribalta, sempre attivo in quei movimenti. E quando mi sentii dire da un signore (vecchio democristiano) “...Lei in Pubblica sicurezza non ci andrà mai...”, io fui costretto di andare in caserma e denunciare perché sapevo che oramai ero bollato, ero bruciato, perché allora molta gente aveva un certo “posticino”, chiamiamolo tale, a seconda del colore politico. Specialmente allora i comunisti e i socialisti erano tagliati fuori. Ed io ero uno di quelli.

  1. D) Era evidente all’interno del movimento la differenza di ruoli tra i vari partiti?
  2. R) Chiaramente la sinistra era in prima fila, questo è poco ma sicuro. Infatti io ricordo allora i vari comunisti, i vari socialisti, i vari psiuppini che stavano in prima fila. Chiaramente stava sempre qualcuno che da dietro faceva altri giochi. Il ruolo della Democrazia cristiana è stato quello di fare “buon gioco a cattiva sorte”, cioè nel senso che tentava di mobilitare maggiormente la gente che sentiva la fame e poi se ne stava dietro a giocare qualche altro ruolo sottobanco insomma. Anche se la Democrazia cristiana, politicamente parlando, a livello di comitati, aveva un ruolo molto importante. Oltretutto ieri in queste zone era l’asse determinante per i vari movimenti.
  3. D) Il fatto che i pozzi potevano rappresentare il punto di svolta per il territorio del subappennino dauno, poi come è stata vissuta il periodo della delusione, di quanto tutto è cominciato ma svanire?
  4. R) Dunque, appena si è verificato l’insediamento della Cucirini Cantoni (precisamente “la 3 cerchi”), per noi è sembrato toccare il dito con il cielo. Ci siamo dati anima e corpo all’interno dello stabilimento. Chiaramente poi col tempo, poco alla volta, ci siamo resi conto del fumo di paglia. Perché “fumo di paglia”? Perché fino a quando stava la Cassa per il Mezzogiorno che alimentava certe condotte, tutto andava a lieto fine. Nel momento in cui, poco alla volta la Cassa per il Mezzogiorno si è ritirata, sono iniziati a nascere grossi problemi. Hanno iniziato a parlare di ridimensionamento del personale, di cambiare contratto ... in breve, sio è verificata un’altra delusione. E la delusione maggiore l’ho avuta io perché dopo che la “Cucirini Cantoni” è finita (mi riferisco al 1998), sono subentrate altre aziende che tutto hanno fatto ma tranne che conservare il posto di lavoro.
  5. D) La data fatidica del 1969 della marcia dei 30.000 su Foggia lei se la ricorda bene?
  6. R) Certo che me la ricordo. Me la ricordo perfettamente perché io, come ho detto poco fa ero sempre attivo in politica. Tramite un mio cugino (stavamo su una moto) con un microfono giravamo il paese in largo e in lungo per sensibilizzare e mobilitare la gente che qui c’era qualcosa che ci interessava, che era nostro e che ci veniva rubato. Questa è stata la cosa che me la sono sempre sentita addosso.

E in quel movimento ricordo che siamo partiti da Deliceto (anche se molta gente di Deliceto non capiva ancora quel’era il vero problema). Non nascondo che addirittura io sono tra quelli che è stato denunciato  perché in un certo qual modo, costringevamo i negozi a chiudere per venire con noi su Foggia per avere un diritto sacrosanto che ci toccava. E allora in quel momento ci siamo dati da fare, ci siamo rimboccati le maniche, siamo partiti da Deliceto, siamo passati per la centrale e ricordo che prendemmo un appuntamento con quelli di Accadia, di Candela e Sant’Agata per partire dalla centrale e andare verso Foggia.